La Madonna Della Loggia, dipinto coustodito nelle Gallerie degli Uffizi di Firenze, eseguito del celebre Maestro del Rinascimento italiano Sandro Botticelli (1445-1510), sarà esposta per la prima volta in Russia.
Le due tappe di esposizione dell’opera saranno al centro del programma culturale del V Eastern Economic Forum di Vladivostok e del VIII Forum internazionale della Cultura di San Pietroburgo, grazie al sostegno di Sberbank. Le mostre, patrocinate e sostenute dall’Ambasciata d’Italia a Mosca, sono organizzate dalle Gallerie degli Uffizi, dalla Galleria Nazionale Primorye di Vladivostok, dal Museo Statale Ermitage, con MondoMostre e il supporto organizzativo di Roscongress.
Su iniziativa del Partner Generale del progetto, PAO Sberbank, anche le persone non vedenti e ipovedenti avranno accesso al capolavoro: insieme all’opera originale sarà esposta una copia tattile del quadro con l’apposita audioguida.
Come afferma l’Ambasciatore d’Italia a Mosca, Pasquale Terracciano: “L’esposizione della Madonna della Loggia di Sandro Botticelli, in occasione della prima partecipazione dell’Italia al Forum economico orientale di Vladivostok, costituisce una preziosa occasione per presentare la straordinaria bellezza dell’arte italiana nell’Estremo Oriente russo, dove in passato l’Ambasciata d’Italia a Mosca non aveva mai organizzato mostre con le eccellenze della nostra arte pittorica. L’opera verrà esposta alla Galleria Nazionale Primorye di Vladivostok, e poi, da novembre, al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, compiendo un suggestivo percorso ideale lungo tutto il territorio della Federazione. Si tratterà quindi di un evento unico, dal grande valore simbolico, che risponde all’intento di portare la nostra cultura anche nelle regioni più distanti, rendendo la nostra arte più accessibile ai moltissimi amanti dell’Italia in tutta la Federazione”.
La prima tappa della mostra svolgerà il 4 e 5 settembre 2019, quando la Madonna della Loggia sarà esposta all’Eastern Economic Forum, all’Università di Vladivostok. Successivamente, dal 8 settembre al 6 novembre 2019 sarà possibile vederla presso la Galleria Nazionale Primorye di Vladivostok. Per la prima volta la regione dell’Estremo Oriente russo ospiterà un’opera proveniente da un museo italiano.
Dal 17 novembre la Madonna della Loggia sarà esposta all’Ermitage di San Pietroburgo nella sala di Leonardo da Vinci in assenza della Madonna Litta. Nell’anno delle celebrazioni di Leonardo l’Ermitage ha infatti prestato ai musei italiani per delle mostre temporanee entrambi i capolavori di Leonardo – Madonna Benois e Madonna Litta.
La Madonna della Loggia è un dipinto giovanile di Sandro Botticelli. La Madonna stringe a sé il Bambino, che allunga la manina per sfiorarle la gota. L’artista impiega un’antica iconografia bizantina nota come Glikophilousa (in greco Glikophilousa significa “dolce amante” o “dolce bacio”; nella tradizione russa viene chiamata più spesso Eleousa o della Tenerezza). E non è un caso: si tratta dell’esempio più intensamente emotivo e intimo della rappresentazione della Madre di Dio. Nell’iconografia russa l’icona Theotokos di Vladimir (Madonna di Vladimir) ne è l’esempio più potente. Anche in questo caso, Botticelli esprime il naturale sentimento di una madre per il figlio in una composizione che emana un senso di tenera intimità: Maria appare pensosa, prefigurando il destino doloroso che attende il figlio. Le due figure sono inserite entro un’architettura rinascimentale aperta sul fondo, una loggia da cui il dipinto prende il titolo. Si tratta di un dipinto molto precoce nella carriera di Botticelli, come suggeriscono i richiami allo stile di Filippo Lippi, nella cui bottega Sandro svolse il suo apprendistato di pittore dopo aver frequentato, molto giovane, la bottega di un orafo. Botticelli lasciò la bottega del Lippi intorno al 1467, quando il maestro si trasferì a Spoleto, e si accostò ad Andrea Verrocchio, l’altro grande maestro determinante per la sua formazione: a questo momento risale l’esecuzione della Madonna della Loggia. L’opera, che in origine doveva essere inserita in una cornice a tabernacolo, era probabilmente un “colmo da camera”, ovvero un tipico oggetto destinato alla devozione privata: era questa la produzione cui gli artisti in genere si dedicavano prima di ricevere commissioni più impegnative. Niente sappiamo sulla committenza del dipinto, pervenuto alla Galleria degli Uffizi solo nel 1784.
Le opere giovanili di Botticelli coincidono cronologicamente con il rafforzarsi a Firenze della potente famiglia dei Medici, banchieri con filiali in tutta Europa. Il definitivo assestarsi dell’egemonia dei Medici e il mecenatismo di Cosimo il Vecchio e di Lorenzo il Magnifico coincidono storicamente con il momento di massimo splendore dell’arte fiorentina. Uno dei protagonisti di quella splendida stagione di mecenatismo fu Sandro Botticelli, divenuto ai nostri giorni uno dei pittori più emblematici del Rinascimento: sia nella vita che nella sua produzione artistica, egli rappresenta perfettamente la parabola della cultura e della società fiorentine fra l’apogeo mediceo e la Repubblica di Savonarola.
Già intorno alla metà del ‘400 i Medici risultavano in possesso di una importante raccolta di quadri, sculture e oggetti preziosi, così come registrano gli inventari, a partire da quello dei beni di Cosimo il Vecchio fino a quello redatto alla morte di Lorenzo il Magnifico, che testimonia il cambiamento del ruolo della casata nel governo della città, assimilabile in tutto e per tutto a quello di una ‘corte’.
Come sottolinea il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, “la ricchezza della famiglia fiorentina dei Medici, raggiunta all’inizio del Quattrocento dal capostipite Giovanni di Averardo detto Bicci (1360 – 1428) venne consolidata dal figlio Cosimo il Vecchio (1389 – 1464) attraverso una fitta rete di banche e di relazioni commerciali diffuse in tutta Europa. Questa eccezionale solidità economica, unita all’interesse per le arti e per le scienze e a una visione fluida del denaro come strumento di progresso e di impegno civile, divenne una delle spinte più forti alla nascita del collezionismo e alla gara di mecenatismo che si innescò nella Firenze del Quattrocento. Per uno spirito di emulazione, anche molte altre grandi famiglie della città si impegnarono in opere private e pubbliche, contribuendo a farne una delle meraviglie del Rinascimento”.
I saggi in catalogo sono a cura di Maria Sframeli, Daniela Parenti e Tatiana Kustodieva.